lunedì 10 novembre 2008

È crisi, ma non per tutti

di Vitaliano D'Angerio

La Quaresima è già iniziata. Stavolta le Borse hanno anticipato di poco, un paio di mesi, quello che gli ottimisti definiscono rallentamento economico e, i pessimisti, recessione. Tra quest'ultimi vi sono certamente gli strategist della svizzera Ubs che hanno tagliato in modo brutale le previsioni del Pil mondiale: dal 2,2% a 1,3% nel 2009. E hanno rilevato che è la stagnazione economica più profonda dal 1981. Forse gli analisti elvetici dovranno in futuro aggiornare tali stime inserendo la «variabile Obama». L'elezione del primo presidente Usa afroamericano sembra infatti aver iniettato una buona dose di fiducia agli americani.Al momento, però, il quadro internazionale è ancora sul depresso andante. Basta dare un'occhiata all'S&P500, l'indice delle aziende Usa più capitalizzate. Da inizio anno ha ceduto il 34 per cento. «Le valutazioni sono estremamente contenute. Le società dell'S&P500 vengono valutate circa 13 volte gli utili – rileva Pietro Cirenei, direttore generale di Bipiemme Gestioni Sgr –. È il livello di valutazione più basso da metà degli anni 70». Le attese sugli utili sono state ridotte di molto. Forse troppo, azzarda qualche gestore. Leon Pedersen, portfolio manager di Nordea: «Le valutazioni in questo momento sono attraenti in termini di p/e (rapporto prezzo-utili). Inoltre, per la fiducia del mercato, sono state decisive le misure governative di supporto alle banche. Certo, nessuno nega che siamo in recessione e di conseguenza le aziende stanno rivedendo al ribasso le stime sugli utili».

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